“La terapia, o l’analisi, non è solo qualcosa che gli analisti fanno ai pazienti, essa è un processo che si svolge in modo intermittente nella nostra individuale esplorazione dell’anima, negli sforzi per capire le nostre complessità, negli attacchi critici, nelle prescrizioni e negli incoraggiamenti che rivolgiamo a noi stessi. Nella misura in cui siamo impegnati a fare anima, siamo tutti, ininterrottamente, in terapia.” Così scrive James Hillman (1926-2011), psicologo analista junghiano, allievo di Jung.
Hillman concepisce le patologie psichiche, oggetto della psicologia clinica, come manifestazioni di un difficile adattamento tra la singola psiche e le richieste e le pressioni del contesto sociale e culturale in cui ciascun individuo è calato: nell’anima di ogni individuo si agitano una molteplicità di figure che si esprimono, in senso individuale, sotto forma di sintomi e, in senso collettivo, sotto forma di miti, e che devono essere guidate alla completa realizzazione dell’essere umano.