Cosa sono le strategie di coping?
Il termine inglese “coping” identifica le modalità con cui l’individuo affronta e gestisce gli eventi stressanti della vita. Esso quindi comprende tutte quelle strategie, più o meno funzionali, che ognuno di noi utilizza per risolvere i problemi della vita di tutti i giorni.
Secoli di studi e ricerche hanno approfondito questa tematica, rilevando come i diversi modi di rapportarsi alle difficoltà possano sia ridurle che esacerbarle. Non solo, quindi, le strategie di coping possono essere più o meno efficaci: talvolta, possono rivelarsi addirittura controproducenti.
Coping centrato sul problema e coping centrato sulle emozioni
Una prima importante distinzione che è stata fatta riguardo alle strategie di coping è quella di Richard Lazarus e Susan Folkman. I due autori hanno infatti differenziato il coping centrato sul problema e quello centrato sulle emozioni: il primo mira ad appianare le difficoltà agendo sull’ambiente o su sé stessi, mentre il secondo non punta a cambiare la situazione, ma ad alleviare le emozioni negative che ne derivano. Ad esempio, se una persona soffre per la sua timidezza nel parlare in pubblico, strategie di coping centrato sul problema possono essere il fatto di frequentare un corso di public speaking o di prepararsi il discorso con largo anticipo; strategie di coping focalizzate sulle emozioni possono invece essere la pratica di alcune tecniche di rilassamento prima del debutto in scena o cercare l’incoraggiamento di un amico.
Entrambe queste modalità possono rivelarsi utili ed efficaci. La prima può essere necessaria quando è bene intervenire in una data situazione: ad esempio, se una determinata relazione causa molta sofferenza, forse è bene porvi fine. La seconda è invece preferibile quando occorre fare i conti con un disagio che non si può eliminare, come la perdita di una persona cara.
Evitamento
Susan Roth e Lawrence Cohen hanno successivamente evidenziato una terza strategia di coping, che consiste nell’evitamento. Tale approccio al problema consiste nel far finta semplicemente che esso non ci sia: tornando all’esempio precedente, chi ha difficoltà a parlare in pubblico potrebbe evitare di fare qualsiasi discorso di fronte ad una folla, aggirando in questo modo il suo disagio. Com’è facilmente intuibile, questa forma di coping non porta ad una vera soluzione ed è infatti considerata disadattiva e disfunzionale, perché allevia solo temporaneamente le difficoltà, ma non permette di farvi fronte. Le ricerche mostrano infatti che tentativi attivi di rispondere alle sfide quotidiane, come quelli centrati sul problema e sulle emozioni, sono in generale più positivi ed efficaci.
Tuttavia, è bene sottolineare che, in alcune circostanze, moderate forme di evitamento possono anche risultare benefiche. Distrarsi da pensieri spiacevoli impegnandosi in altre attività, per esempio, è una modalità di evitamento che può essere utile dopo un evento particolarmente negativo, che può risultare troppo schiacciante e pesante per essere affrontato. L’importante, dunque, non è quello di non usare mai strategie di evitamento, ma di non farvi ricorso in modo eccessivo.
Il coping proattivo
Ricerche recenti hanno sottolineato l’importanza del cosiddetto “coping proattivo”, ossia di tutte quelle strategie messe in atto prima che un problema effettivamente compaia e che puntano quindi alla prevenzione.
Aspinwall e Taylor hanno evidenziato l’enorme vantaggio che comporta nella vita delle persone il coping proattivo: esso infatti aiuta a fortificare le risorse individuali nel tempo, permette di arrivare più preparati alle sfide quotidiane e di ridurre il livello di stress che si potrebbe incontrare in futuro.
Considerazioni finali
Esistono diversi modi di reagire di fronte alle difficoltà, ma non tutti sono sani e produttivi. Innanzitutto, ci si deve guardare dalle strategie di evitamento, che non portano mai ad una reale soluzione, anche se possono essere accettabili in un primo momento, quando la sofferenza è molto forte. Tentativi attivi di rispondere alle difficoltà sono sempre preferibili, ma la prevenzione costituisce in ogni caso la strategia migliore e più efficace: ecco perché tutti dovremmo preoccuparci della nostra salute e del nostro benessere, anche quando non sembra esservi un reale motivo per farlo.
Bibliografia
Aspinwall, L. G., & Taylor, S. E. (1997). A stitch in time: Self-regulation and proactive coping. Psychological Bulletin, 121, 417-436.
E.A. Skinner, M. Zimmer-Gembeck (2016), Coping, Editor(s): Howard S. Friedman, Encyclopedia of Mental Health (Second Edition), Academic Press, Pages 350-357
Folkman, S., Lazarus, R.S., (1988). Ways of coping questionnaire. Permission set. Manual, test bookelet, scoring key, Palo Alto, CA, Mind Garden.
Roth, S., & Cohen, L. J. (1986). Approach, avoidance, and coping with stress. American Psychologist, 41(7), 813–819. https://doi.org/10.1037/0003-066X.41.7.813