Imparare a essere felici? E’ la sfida che si è data la psicologia moderna che, aprendo la strada alle possibilità e alle risorse individuali, ha individuato in queste un’opportunità non solo per migliorare il benessere personale, ma addirittura un’efficace rimedio preventivo contro i disturbi psicologici. Secondo Martin Seligman, il padre della psicologia positiva, ottimisti si diventa (si parla di “ottimismo acquisito”) e la psicologia servirebbe anche a questo.
Spesso in maniera generalista per ottimismo si intende una predisposizione mentale innata che ci porta ad allontanarci dalla realtà e che ci fa vedere in maniera piu’ rosea qualunque evento. Non è esattamente così. Nell’ottica della psicologia positiva infatti, per ottimismo si intende quella forza d’animo che ci fa individuare anche nei momenti di difficoltà, le opportunità che si hanno per affrontare al meglio quella particolare situazione, senza lasciarsi sopraffare da essa.
Ma come si fa ad “imparare a essere ottimisti”? Fondamentale è l’analisi dello stile di attribuzione personale (Seligman):
– personalizzazione/locus of control: individuiamo le cause degli eventi che ci riguardano all’esterno (es. il caso) o in noi stessi?
– Permanenza: consideriamo le cause degli eventi temporanee (es. per questa volta mi è andata bene) oppure permanenti(sono il solito fortunato)?
– Pervasività: quando attribuiamo una causa a noi stessi la consideriamo persistente e insita nelle caratteristiche di personalità oppure specifica e delimitata alla situazione?
In poche parole è importante capire in che modo leggiamo gli eventi e le loro cause, a chi attribuiamo meriti e demeriti di questi, quanta responsabilità riconosciamo in noi stessi nello svolgersi delle cose.
Ecco un interessante intervento di Seligman a proposito della psicologia positiva:
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