GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

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GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Era il 25 novembre del 1960 quando Patria, Minerva e Maria Teresa, tre sorelle e attiviste politiche, si recarono a far visita ai mariti in carcere. Usavano il nome in codice “Mariposas” (farfalle) per combattere segretamente contro il regime dittatoriale allora vigente in America Latina; probabilmente, come farfalle erano anche i loro sogni in quel momento, svolazzanti, vividi e splendidi nelle loro menti, così importanti da continuare a lottare, protestare, rischiare la vita. A quegli ideali, a quelle farfalle, però, furono brutalmente tarpate le ali da un gruppo di uomini che le uccise a bastonate per poi buttarle in un dirupo insieme all’auto. 

Questo evento divenne famoso in tutto il mondo ed oggi è proposto come simbolo per la lotta al femminicidio e alla violenza di genere, ma purtroppo sono molti altri i fatti che vedono come protagoniste donne sole, umiliate, maltrattate e picchiate, fatti che vengono taciuti o rimangono dimenticati. 

La violenza sulle donne: un fenomeno dilagante

Le statistiche infatti parlano chiaro: secondo i dati forniti dall’Eurostat, una donna su 20 avrebbe subito un tentato stupro; una su 5 sarebbe stata vittima di stalking; una su 3 avrebbe affrontato aggressioni fisiche; metà delle 40.000 partecipanti si sarebbe sentita abusata emotivamente almeno una volta da un uomo e riporterebbe la paura di frequentare alcuni luoghi per timori di aggressioni; la maggior parte delle donne riterrebbe che in molti potrebbero far loro del male. 

Questo report è fortemente allarmante e indicativo del clima di paura, coercizione e timore in cui molte donne vivono; tuttavia, la realtà è verosimilmente ancora più grave, perché a questi dati si devono aggiungere anche tutti quei casi che non vengono denunciati e rimangono ignoti alla popolazione. L’indagine svolta ha infatti rilevato la tendenza, comune alla gran parte delle partecipanti, a non voler confessare i crimini e i soprusi subiti o a non voler affrontare la tematica. 

Molte vittime, infatti, tendono a provare vergogna e sensi di colpa per ciò che è stato loro inferto, soprattutto se la violenza è stata perpetrata fra le mura domestiche, da conoscenti. Le donne possono sentirsi in fallo per non aver saputo affrontare la situazione e protetto i loro figli o possono nutrire la falsa credenza di aver provocato l’uomo con il loro atteggiamento e di non averlo saputo educare e correggere. Diverse ricerche, menzionate a questo link https://www.stateofmind.it/2017/02/senso-di-colpa-vittime-stupro/, sottolineano inoltre come possano esistere molti altri fattori che aggravano il senso di imbarazzo ed inadeguatezza della donna, sfavorendo la sua propensione a denunciare, come il fatto di aver consumato alcool e droga o di aver indossato abiti seducenti al momento dell’aggressione. Pare però che il silenzio, oltre a non proteggere le donne e i loro figli, conduca anche ad un maggior numero di suicidi e sia un forte predittore di ansia, depressione e altri disturbi mentali, che del resto costituiscono un rischio frequente per tutte le vittime di abusi.

 

Le mille voci della violenza

Un aspetto che rappresenta un’ ulteriore difficoltà alla denuncia è il fatto che la violenza può esprimersi in svariati modi, a volte sottovalutati e trascurati. Se infatti percosse e lesioni fisiche sono più facilmente riconoscibili, esistono molte altre forme di violenza che possono non essere notate dall’esterno e che quindi pongono la donna che le subisce nella difficile condizione di dover fornire prove per essere creduta e legittimata. Fra queste, si annoverano ad esempio l’isolamento e la progressiva eliminazione della rete sociale della donna; il controllo e la coercizione, che si traducono in tutti quei comportamenti, come lo stalking, che riducono la libertà e l’autonomia; la dipendenza economica, che l’uomo può sfruttare per ricattare la compagna e tenerla assoggettata a sé; l’umiliazione, gli insulti e le aggressioni verbali. Attualmente si parla inoltre di gashlighting per indicare un abuso più insidioso, perpetrato attraverso silenzi ostili e manipolazione mentale: un approfondimento si può trovare consultando il sito https://www.stateofmind.it/2014/02/gaslighting-forma-violenza-psicologica/

In ogni caso, la violenza psicologica può essere altrettanto grave e forte di quella fisica: lede pian piano l’autostima della persona, la priva di supporto sociale e annienta i suoi diritti.

Il ruolo dello psicologo

Un intervento psicoterapeutico è fondamentale per far sentire la donna sostenuta, protetta e accompagnata nel difficile percorso che va dalla denuncia all’elaborazione del lutto e del trauma subiti. È necessario infatti che le venga fornita una rete di supporto multidisciplinare che garantisca  sicurezza e supporto per lei ed eventuali figli; se infatti da un latto la legge tutela la donna, dall’altro l’iter della denuncia comporta dei vissuti di profonda sofferenza che possono ostacolare la collaborazione e la crescita della vittima: dover ricordare e riportare le ferite subite è infatti molto doloroso, provoca imbarazzo, vergogna, confusione; lo psicologo deve perciò contribuire ad aiutare la donna ad esprimere la sua preoccupazione senza paura, per poi procedere con lavori specifici nell’ottica di superare il trauma. 

Importante però non è soltanto l’intervento nelle situazioni di emergenza, ma anche e soprattutto la prevenzione: è necessario informare le ragazze in giovane età circa l’esistenza e la crucialità dei propri diritti, insegnando loro a riconoscere preventivamente i comportamenti indici di violenza e offrendo i riferimenti da contattare in caso di bisogno. Utili poi sarebbero dei training sulla gestione delle emozioni: sembrerebbe infatti che una dis-regolazione emotiva e un senso di inferiorità cronico possano essere dei fattori scatenanti la violenza negli uomini; lavorare in questo senso permetterebbe quindi di prevenire la comparsa di eventuali carnefici. 

In conclusione, azioni e misure precise devono essere prese perché le donne siano “farfalle” ammirate per la loro bellezza e non schiacciate per la loro fragilità. 


  1. https://fra.europa.eu/en/publication/2017/violence-against-women-easy-read
  2. Frazier P. A., Seales L. M. “Acquaintance is real rape”, in Schwartz, M. D. (1997) Researching sexual violence against women: methodological and personal perspectives. (pp. 54-64).

 

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