Insegnare con efficacia

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Insegnare con efficacia

Avete mai assistito a una lezione in cui i contenuti vi sono stati comunicati così velocemente, o con tale complessità, tanto da non aver imparato quasi niente?

Se la vostra risposta è si, allora avete sperimentato quello che John Sweller nel 1991 ha chiamato Teoria del Carico Cognitivo (CTL, Cognitive Load Theory).

Questa teoria viene dai contributi di due grandi studiosi, Richard Atkinson and Richard Shiffrin che hanno analizzato il processo di elaborazione delle informazioni che avviene nella mente umana, individuando tre parti principali: memoria sensoriale, memoria di lavoro e memoria a lungo termine.

– La memoria sensoriale: ci aiuta a gestire il bombardamento sensoriale che quotidianamente e inevitabilmente viviamo (con i vari stimoli che arrivano ai 5 sensi).

– La memoria di lavoro: elabora e scarta ciò che la memoria sensoriale ha ritenuto importante. Es. se sto scrivendo una mail al computer, la memoria sensoriale avrà scartato la sensazione tattile del tocco della tastiera, per soffermarsi su quella visiva dei contenuti che sto scrivendo, passando quest’ultima informazione alla memoria di lavoro, che li elaborerà. E’ stato scoperto che la memoria di lavoro può memorizzare tra i 5 e i 9 “elementi” di un’informazione, non di più.

– Memoria a lungo termine: quello che la memoria riesce effettivamente a conservare nel tempo, ed è praticamente il “magazzino” della memoria di lavoro.

IL CARICO E IL SOVRACCARICO COGNITIVO

Il “carico cognitivo” si riferisce alla quantità di informazioni che la memoria di lavoro può contenere in una sola volta. Dal momento che la memoria di lavoro ha una capacità limitata, anche i materiali didattici dovrebbero evitare di sovraccaricare con attività aggiuntive che non contribuiscono direttamente alla formazione.

l carico cognitivo può essere suddiviso in tre differenti tipologie:

1. Estraneo (extraneous): fa riferimento al modo di presentare l’informazione
2. Intrinseco (intrinsic): è relativo al livello di complessità dell’argomento
3. Pertinente (germane): è l’effettivo impegno cognitivo necessario, come la costruzione e l’automatizzazione di schemi mentali

Queste tre tipologie si influenzano a vicenda, ma non potendo noi agire sul livello di complessità, possiamo lavorare sul carico cognitivo estraneo: questo significa che una stessa lezione presentata in 10 modi diversi, produrrà statisticamente, 10 tipi di apprendimento differenti.

I CONSIGLI PER UNA PRESENTAZIONE PERFETTA:

Partendo da queste ricerche, diversi autori (tra cui Mayer e Moreno) hanno individuato una serie di regole utili a ridurre il carico cognitivo esterno:

1) Approfondire la lezione partendo da un livello di adeguato al nostro pubblico (a tale scopo è bene informarsi precedentemente sulle conoscenze che gli studenti hanno precedentemente acquisito relativamente al nostro argomento)

2) Ridurre il “problema della distanza spaziale (Spatial Contiguity Principle): si è visto che l’apprendimento migliora quando la spiegazione del docente e il materiale visivo di riferimento sono fisicamente integrati, ad es. presentare sempre allo stesso tempo l’immagine e i materiali verbali che la corredano (e non in un secondo momento)

3) Modalità: si è visto che l’apprendimento aumenta quando l’informazione è presentata per via  uditiva (narrazione), piuttosto che in modalità visiva. Es. per lo studente è sempre meglio ascoltare la spiegazione verbale che la semplice lettura di slide proiettate. In ogni caso è bene non sovrapporre mai due informazioni dello stesso tipo, es. due informazioni visive (es. un testi e immagini), o due uditive (es. durante la lezione è bene cercare di ridurre i rumori sullo sfondo). Questo per ridurre lo Split-Attention Effect  (la mente infatti elabora le informazioni visive e uditive separatamente. Elementi uditivi nella memoria di lavoro non sono in concorrenza con gli elementi visivi, come invece lo sono due elementi visivi, per esempio una foto e un testo).

4) La ridondanza: Quando ci sono informazioni verbali, è meglio affiancarle esclusivamente ad animazioni o narrazioni parlate, piuttosto che sovraccaricare la spiegazione verbale animazioni di immagini e testo es. Es. preferire l’associazione  parola/immagine alla modalità testo scritto/immagine (es. In uno studio del 1998 da Mayer e Moreno, per esempio, gli studenti hanno migliorato l’apprendimento quando veniva mostrata un’animazione accompagnata dalla narrazione, piuttosto che vedendo la stessa animazione con l’aggiunta di testo sullo schermo.)

5) Essere coerenti: cercare di evitare il più possibile elementi non pertinenti

 

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