Vedere i propri figli lasciare la casa dove sono cresciuti e costruire la loro vita in autonomia è un momento molto emozionante per un genitore, fonte di gioia ma, talvolta, anche di sofferenza. È proprio in questo caso che si parla di “sindrome del nido vuoto” per riferirsi alla tristezza e alla nostalgia per il fatto che i ragazzi abbiano “spiccato il volo”. In alcuni casi essa può limitarsi ad un’esperienza temporanea di disagio, mentre in altri può sfociare in vere e proprie problematiche psicopatologiche (Raup, Myers, 1989; Mitchell, B. A., & Lovegreen, L. D, 2009).
Come scrive infatti la psicoterapeuta Valeria Randone nell’articolo consultabile al link https://www.valeriarandone.it/psicologia/sindrome-del-nido-vuoto/, numerose sono le sfide che si devono affrontare in questa fase così particolare e delicata della vita familiare.
L’allontanamento del figlio stravolge infatti le abitudini di papà e mamma: se prima la casa era colorata anche dalla voce del giovane, ora bisogna fare i conti con un vuoto che non è soltanto fisico e concreto, ma anche psicologico.
La perdita dei compiti di accudimento e cura prima svolti, anche se magari ridotti con il passare del tempo ad aspetti sempre più banali come il preparare la cena o il fare una ramanzina ogni tanto, può comportare un cambiamento nell’immagine di sé: se prima la propria identità era costruita proprio sull’essere genitori e ci si identificava completamente con il ruolo di mamma o papà, adesso occorre ridefinire la propria vita di persone adulte, scoprire altre dimensioni di sé.
Anche le abitudini della coppia cambiano, perché ci si ritrova a passare molto più tempo insieme. Talvolta, il fatto di collaborare per la crescita dei figli porta ad ignorare problematiche più strettamente relazionali e a non vedere incomprensioni all’interno del proprio rapporto. Con l’uscita dei propri figli, questi conflitti si fanno sentire in tutto il loro peso: è necessario trovare un proprio equilibrio e ritornare a convivere non in quanto coppia di genitori, ma in quanto coppia di innamorati, proprio come lo si era prima della nascita dei figli. È questo il momento, infatti, in cui non si sta più assieme per occuparsi dei ragazzi, ma semplicemente perché si vuole stare assieme; la famiglia ritorna a essere composta da due persone.
Per i genitori che sono rimasti vedovi e che si sono separati, il disagio può essere altrettanto forte, se non di più, perché si passa improvvisamente da una routine di convivialità e responsabilità ad un senso di solitudine e mancanza.
Attualmente, inoltre, il fatto che i figli vadano via di casa sempre più tardi influenza l’impatto che questo cambiamento ha sui genitori. Da un lato, questi hanno più tempo per abituarsi all’idea che il giovane prima o poi se ne andrà e talvolta possono anche premere perché lo faccia; dall’altro però, accade che l’autonomia del figlio venga a coincidere proprio con l’anzianità dei genitori che, spaventati dalla vecchiaia e dalla debolezza che questo comporta, sentono ancora più forte il bisogno di vicinanza e di accudimento da parte della famiglia. In questo caso, inoltre, essi si trovano a dover vivere contemporaneamente due cambiamenti importanti nella loro vita: da un lato la perdita del ruolo di genitori, dall’altro la consapevolezza di non essere più giovani, la riduzione della propria autonomia, il venir meno dell’energia e della prestanza fisica.
Non c’è da vergognarsi di soffrire in questo momento: è assolutamente normale, perché si sta attraversando un periodo di vita denso di novità e di sfide. Esistono infatti diversi libri che affrontano questo tema, dando piena importanza alla sua salienza e rilevanza per la salute psicologica. In particolare, Felicitas Romer, autrice del manuale “Quando i figli crescono, una bussola per genitori alle prese con figli adulti” espone in modo chiaro ed esaustivo le paure e le preoccupazioni più comuni legate alla tematica; altrettanto utile può essere la lettura di “Nidi vuoti e cuori pieni. Emozioni e paure con figli adulti e genitori anziani” che, oltre ad illustrare il fenomeno, offre degli spunti interessanti per ricavare delle risorse positive da questo momento di difficoltà.
In ogni caso, chiedere aiuto ad uno psicologo può essere un modo per elaborare il lutto per la mancanza dei figli ed apprestarsi a vivere con gioia un nuovo capitolo della propria esistenza. A tal proposito, sono state elaborate forme di trattamento utili a risolvere anche questo specifico tipo di disagio (Oliver, R.,1977)
Bibliografia
Raup, J. & Myers, J. E. (1989). The empty nest syndrome: Myth or reality? Journal of Counseling and Development, 68(2) 180-183.
Mitchell, B. A., & Lovegreen, L. D. (2009). The empty nest syndrome in midlife families: A multimethod exploration of parental gender differences and cultural dynamics. Journal of family issues, 30(12), 1651-1670.
Oliver, R. (1977). The empty nest syndrome as a focus of depression: A cognitive treatment model, based on rational emotive therapy. Psychotherapy: Theory, Research & Practice, 14(1), 87–94.