ANSIA SOCIALE
Cos’è e come si combatte
Come si manifesta la fobia sociale
L’ansia sociale consiste nel provare un forte disagio nelle situazioni pubbliche e nella tendenza ad evitare tali contesti. Più specificatamente, si distinguono due forme di questa problematica a seconda della sua gravità e pervasività, ossia della frequenza con cui si manifesta:
- La fobia sociale circoscritta è limitata a poche occasioni in cui la persona si sente osservata o facilmente criticabile. Alcune delle circostanze più usuali sono dover parlare in pubblico, lavorare in presenza di altre persone, partecipare ad esami, verifiche o interrogazioni, andare a feste in cui non si conosce nessuno o essere a colloquio con figure autorevoli e importanti.
- La fobia sociale generalizzata si presenta invece in qualsiasi interazione sociale ed è quindi più grave ed invalidante di quella circoscritta. Sottende spesso una forte inibizione e una marcata difficoltà nello stringere legami interpersonali.
Accanto alla paura delle situazioni sociali, questo disturbo si accompagna spesso all’ansia anticipatoria, ossia alla preoccupazione della propria stessa ansia: chi ne soffre, cioè, teme di poter essere sopraffatto dall’agitazione e che gli altri possano notare il suo disagio.
Per una descrizione più esaustiva e completa della sintomatologia dell’ansia sociale, si consiglia di consultare il seguente sito: https://www.itcc.it/disturbi/fobia-sociale/.
Eziologia
Le cause della fobia sociale non sono ancora note. Tuttavia, come si legge al seguente link: https://www.stateofmind.it/2014/10/fobia-sociale-perfezionismo-ruminazione-predittori-ansia-sociale-depressione/sembra che questo disturbo insorga con maggiore probabilità fra le persone perfezioniste. Il perfezionismo consiste infatti nel porsi standard di riferimento molto alti, se non irraggiungibili, cercando di ottenere sempre ottimi risultati; questo porta però a temere il fallimento e ad essere particolarmente sensibili alle critiche degli altri, generando così insicurezza e bassa autostima. Secondo Wells (nota 1), invece, sono i processi di pensiero, più che le caratteristiche di personalità, a determinare questo disturbo. L’autore sostiene infatti che a generare ansia non è tanto il timore del giudizio, che è spesso presente in gran parte della popolazione, ma il fatto che le persone con ansia sociale tendano ad attribuirvi troppa importanza, continuando a pensarvi ossessivamente. In altre parole, mentre qualcuno potrebbe accantonare il disagio concentrandosi su altro, chi presenta questa patologia tende a rimuginare a lungo sulla sua paura, chiedendosi cosa potrebbe succedere in una data situazione, cosa penseranno gli altri e così via. Si noterebbe infatti, in queste persone, una tendenza alla ruminazione, ossia ad un pensiero ricorrente e ripetitivo sugli stessi contenuti. Inoltre, secondo Wells, i pazienti che soffrono di questo disturbo tendono a porre l’attenzione soltanto su sé stessi in un’interazione sociale: preoccupandosi del giudizio altrui, sarebbero talmente intenti a controllare ogni minimo comportamento da non dar più cura all’altro, perdendo così importanti informazioni del suo linguaggio non verbale e faticando ancora maggiormente a mantenere la conversazione.
Ansia sociale o timidezza?
In molti confondono la timidezza e l’introversione con i sintomi dell’ansia sociale. Essere timidi e riservati è invece un aspetto del carattere che, anche se non sempre apprezzato, non comporta un forte disagio nella persona e non la ostacola nelle attività quotidiane o nel raggiungimento dei suoi obiettivi; il disturbo d’ansia sociale, al contrario, è grave e invalidante, perché provoca un’ansia notevole e interferisce con il normale svolgimento della vita di tutti i giorni. La differenza sta proprio nel fatto che chi è timido riesce comunque ad affrontare la maggior parte delle situazioni sociali, mentre chi presenta un vero e proprio disturbo rinuncia a molte occasioni a causa della sua problematica.
Il trattamento dell’ansia sociale
Un intervento psicologico è fondamentale quando si soffre di fobia sociale. Infatti, sebbene i farmaci possano essere molto efficaci, una psicoterapia è necessaria per risalire alle cause del disturbo e vincere la paura in modo definitivo.
Fra le terapie più efficaci si annoverano la terapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia dinamica breve. Si è rivelata particolarmente utile anche una forma di trattamento chiamata Terapia di Efficacia Sociale (SET), la quale, oltre a prevedere l’esecuzione di esercizi mirati a ridurre la sintomatologia, prevede anche un training sulle abilità sociali e psicoeducazione (nota 2). È consigliato anche l’utilizzo di tecniche di rilassamento, quali la respirazione diaframmatica e la meditazione; in particolare, è stata dimostrata l’efficacia della Detached Mindfulness, una tecnica che, oltre a calmare la mente, permette di gestire e controllare i propri pensieri. Per un approfondimento della stessa, si rimanda al seguente link: https://www.stateofmind.it/2011/08/detached-mindfulness/.
I pazienti possono trarre beneficio anche dalla lettura di libri di self-help, fra i quali ricordiamo “Stop all’ansia sociale. Strategie per affrontare e gestire la timidezza” di Nicola Marsiglio. Tuttavia, è sempre preferibile non limitarsi a questi strumenti e rivolgersi ad un professionista.
Nota 1: Wells, A. (2009). Metacognitive therapy for anxiety and depression. New York: Guilford Press.
Nota 2: Beidel, D., Alfano, C., Kofler, M., Rao, P., Scharfstein, L., & Wong Sarver, N. (2014). The impact of social skills training for social anxiety disorder: A randomized controlled trial. Journal of Anxiety Disorders, 28(8), 908-918.